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Madonna con Bambino, con Santi e con Cherubini

madonna-con-bambino-a55Il dipinto ad olio su tela, preso in considerazione, rappresenta la Vergine seduta su un piedistallo con in braccio il Bambino, il quale tiene nella mano sinistra un rosario finemente decorato ed elaborato; la figura di Maria è il tema iconografico più ricco di tutta l’arte cristiana e viene maggiormente rappresentata tra il Medioevo e la riforma cattolica (1200 – 1600). In particolare in questa opera è rappresentata la Madonna del Rosario nella visione di San Domenico; lui è genuflesso davanti alla Vergine in trono col Bambino e riceve dalle mani o dell’uno o dell’altro un rosario. Appena sotto di lei vi sono inginocchiati Santa Francesca Romana sulla sinistra e San Domenicano sulla destra. Gli attributi iconografici della santa sono un angelo che sorregge un libro aperto sul quale si legge: “Tu mi hai preso per la mano destra. Mi hai guidato con il tuo consiglio e poi mi hai accolto nella tua gloria” e la freccia, simbolo di vittoria sulla malattia; infatti si dedicò alle opere di carità, soprattutto ad alleviare le sofferenze degli appestati. Mentre attributi si San Domenico sono il giglio, simbolo di castità, e un libro, i Vangeli; secondo la tradizione il rosario fu istituito da lui e nell’iconografia il Santo lo riceve dalle mani della Vergine o del Bambino. Questi sono i protagonisti del dipinto, ma vi sono altri personaggi particolari come un angelo che, nell’angolo in basso a sinistra, regge un libro ed, in alto a destra, due teste di Cherubini; il Cherubino è un tipo di angelo presente nell’ebraismo e nel cristianesimo ed è posto “oltre il trono di Dio”, espressione metaforica  per indicare l’estrema vicinanza a Dio ed al suo potere; nell’iconografia classica e artistica  sono raffigurati con volti umani, di rarissima bellezza e splendore e sono considerati dediti alla protezione. La scena è rappresentata in un interno data la presenza delle due colonne sullo sfondo, dei tendaggi blu e del trono.

L’opera è dei primi decenni dell’800 e l’autore ha prestato molta attenzione alla cura del dettaglio, come lo si può notare nell’espressione delle due figure inginocchiate, nelle nappe, nel rosario tenuto dal Bambino, nella decorazione della base del trono che sembra un alto rilievo del volto di un angelo, e nella scanalatura delle colonne. L’interno è in un ambiente con poca luce, infatti lo sfondo è prevalentemente scuro, mentre la scena in primo piano con i personaggi è illuminata da una luce che proviene da in alto a sinistra. Il chiaro-scuro è sottolineato per la maggior parte dai panneggi sinuosi dei personaggi.

“L’arte e la religione sono, dopo tutto, due strade attraverso le quali gli uomini fuggono dalla realtà concreta nel desiderio dell’estasi” Clive Bell (critico d’arte britannico)

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R.G. Battaini, “La vendemmia” 1923

Battaiini-e-poltrone-e-tavolinoQuesto dipinto rappresenta il ritratto a figura intera di una giovane donna con abiti agresti, a piedi scalzi con un recipiente pieno d’uva sulla spalla: la ragazza guarda serena verso il cielo mentre sembra intenta a cantare. Sullo sfondo, c’è un paesaggio collinare con uno specchio d’acqua con altre tre figure in procinto di lavorare sotto un bel cielo limpido; non è ben chiaro cosa facciano esattamente, così come non è chiara la lettura del paesaggio che sembra quasi lunare.

Il dipinto ad olio su tela è di grande formato. Battaini è uno degli esponenti di rilievo del gruppo ‘900 che aderì con lo scrittore Massimo Bontempelli alla realizzazione del Realismo Magico; questa è una delle correnti artistiche-letterarie più significative degli inizi del ‘900. Il movimento si rifaceva alla tradizione nazionale, prendendo spunto dai modelli del rinascimento; così Battaini fornisce nelle sue opere una rappresentazione realistica degli oggetti in cui il tempo appare bloccato, in tratti precisi, curati nei particolari e definiti nello spazio: luce, atmosfera e sospensione sono gli elementi di uno scenario quasi magico.

Il pittore di notevole importanza ha vissuto e operato lungamente a Rapallo, ha esposto in diverse promotrici milanesi e, con successo, alla prima mostra di Novecento italiano (Milano1926); ha tenuto personali a Bergamo, Biella, Genova, Varese, oltre che ad Amsterdam e a Londra.  Artista di ambito novecentista ha dipinto frequenti nature morte e composizioni di figure e alcune sue opere sono attualmente custodite nella Galleria di Arte Moderna.

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Un profilo di donna sensuale

couvin2Il dipinto preso in considerazione raffigura il ritratto di una giovane donna di profilo, con lunghi capelli raccolti sulla nuca in maniera elaborata e un ampio décolleté. L’elemento dell’opera che cattura l’osservatore non è tanto la scollatura, che comunque è sensuale, ma l’espressione del volto e in particolare lo sguardo che sembra, per l’appunto, attirare a sé. La donna rappresentata è della Belle Epoque (1871-1914), periodo in cui vi sono grandi innovazioni , in cui la donna cerca di affermarsi e darsi voce nella società, in cui il progresso procura un nuova attenzione per il lusso e la mondanità; emerge così la necessità di esibire il proprio status, mediante virtuosismi artistici. Da questo momento in poi la donna si espone, diventa protagonista; infatti uno dei temi caratteristici della fine dell’800 è la “guerra dei sex”: molti artisti rappresentano la sensualità come forza liberatrice. Come nel dipinto, le donne seducono nella loro rappresentazione lo spettatore che, ammaliato, tenta di cogliere i segreti della vita nella figura femminile. Quali segreti nasconde questa donna? Chi era costei? Perché assume questa posa con questo sguardo incantatore?

L’opera è ad olio su tela riportata su cartone, firmata a sinistra Couvin come da iscrizione autografa sul retro del dipinto: “Alfred Couvin, Salon a Paris 1921, proprietà Contessa Ricciardi di Oulx”. La tela ha un formato quadrato coperto dalla circonferenza del passepartout dorato della cornice lignea; questa nasconde ciò che si poteva vedere del vestito, rendendo così il dipinto provocatorio, dovuto alle spalle nude della donna. Il quadro racchiude in sé un sorta di mistero che incuriosisce l’osservatore… Voi non lo siete?

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“Venere che scherza con due colombe” di Hayez

venere di HayezAlla sua comparsa all’esposizione di Brera del 1830, la tela suscitò scandalo e fomentò una veemente diatriba tra il partito dei romantici, patrocinatori dell’opera, e quello dei classicisti, indignati dall’esibizione sfacciata e per giunta in primo piano, delle seducenti forme della modella, nonché da un’aderenza al vero che trascurava le esigenze del decoro e delle auree proporzioni. I glutei abbandonati e le cosce tornite risultavano eccessivi, disarmonici, caricaturali , volutamente volgari. Fu lo stesso Hayez, nelle Memorie, a sconfessare le critiche, asserendo che la colpa di tanta scabrosità andava ascritta alla straordinaria abbondanza delle forme della ballerina Carlotta Chabert, amante del conte trentino Girolamo Malfatti, committente del dipinto, e non all’artista, che si era limitato ad una trasposizione del vero. Un corpo languido, voluttuoso, morbido e procace: più che una divinità la “Venere che scherza con du colombe” di Hayez è una cortigiana dalle voglie inconfessabili e convulse.

Considerata un capolavoro della pittura ottocentesca, la Venere di Hayez è secondo la storia dell’arte una tappa fondamentale nel superamento delle istanze neoclassiche. E’ un dipinto ad olio su tela di grandi dimensioni: 183×137 cm; è proprietà della fondazione Cassa di Risparmio Trento e Rovereto ed attualmente è esposta in Gallerie d’Italia a Milano per la mostra di Hayez.