Antiquari a Milano: Domenico Piva

IMG_2037In una splendida giornata milanese ci siamo recati nel bellissimo negozio di Antiquariato, nella centrale via Bigli 7, da una delle persone più illustri del mondo dell’Antiquariato: il presidente dell’Associazione Antiquari milanesi, il Dottor Domenico Piva, che ci ha ricevuti con molta disponibilità; l’incontro è stato molto piacevole e interessante.

Dottor Piva, lei quando ha cominciato ad interessarsi a questa attività? Ho iniziato questa bella esperienza dopo il liceo nel negozio di mio padre, anche lui faceva questo lavoro; più tardi, dopo il periodo universitario, mi sono separato da lui per dare inizio ad una mia attività.

Le è sempre piaciuta questa professione? Ovviamente mi piaceva questo mondo, in più ho avuto la possibilità di imparare e affiancarmi, inizialmente, a mio padre.

Cos’è cambiato oggi rispetto ad una volta? Sono più di cinquant’anni che lavoro in questo settore e sì, è cambiato tutto: il modo di vivere e di vedere il lavoro, i gusti della gente, il modo di relazionarsi con il cliente. Nei primi decenni della mia esperienza era apparentemente più semplice perché l’antiquariato era soprattutto arredamento; vi erano anche dei rari collezionisti, principalmente di ceramiche, che oggi sono quasi estinti, mentre sono aumentati i collezionisti di genere. E’ cambiato proprio tutto in base al gusto del momento, che è soggetto molto alla moda, e oggi c’è molta confusione. Mancano dei personaggi “opinion leader” che muovono il mercato, come ai tempi di Versace che ha lanciato la moda dello stile “impero”. E’ indubbio che comunque il super-classico non tramonta mai, mentre il decorativo è in grande sofferenza.

Riguardo questo argomento, che prospettive vede nel futuro? Sono abbastanza indecifrabili perché basta un personaggio, che muova il mercato; ma dipende anche dall’intelligenza degli antiquari, di capire quali sono le tendenze del mondo, non solo della propria città, e per far questo bisogna anche avere coraggio; magari, andare pure controcorrente. Oggi ci sono più agevolazioni per le importazioni, mentre una volta era un po’ un’avventura, si spediva il prodotto ma non si aveva la certezza che arrivasse a destinazione. Dunque gli orientamenti dei gusti variano con il tempo quindi in un futuro vedremo, non sono un mago.

In base a questo e alle sue esperienze, quali consigli darebbe ad un novizio? Bisogna avere intanto molta passione, non vedere questa attività come un ripiego; il vero consiglio è di studiare in continuazione, vedere tante cose, andare nei musei appena è possibile e cercare di ricordarsi tutto ciò che si vede; credo che lo studio sia la base del successo dell’antiquario. E’ anche vero che oggi ci sono più possibilità di spostarsi e visitare, studiare, e si ha una “patente di cultura” più ampia.

Immagino che lei in questi anni avrà visto molte opere d’arte, ce n’è una che non può dimenticare? Non posso rispondere bene a questa domanda, poiché dipende dal grado di preparazione, dei clienti e dalla cultura che uno ha in quel momento. Quando ho cominciato ero molto appassionato di Maioliche, per questo motivo gli oggetti memorabili per me erano quelli; allora trovai un presepe straordinario in porcellana di Venezia di Geminiano Cozzi, ma mentre una volta mi faceva emozionare per anni, oggi mi emoziona ancora ma contengo la gioia.

Mentre un cliente memorabile? I clienti sono tutti memorabili, persone appassionate, magari eclettiche.

Del suo lavoro cosa l’appassiona? A me appassiona l’emozione che mi trasmettono le cose; da quelle originali a quelle minime, a volte mi vergogno anche un po’ di quello che mi emoziona, quindi tutto ciò che rappresenti una testimonianza di civiltà!